Le tre domande che tutti i valutatori (davvero tutti? mi piacerebbe saperlo…) fanno al GIT per l’espressione del parere sono frutto di una comunicazione dell’Ufficio Relazioni culturali che potete trovare qui. Nel dettaglio:
I componenti del GIT dovrebbero rispondere indirettamente alle seguenti domande:
 1. Conosci la realtà cliente oggetto di valutazione sociale?
 2. Sei a conoscenza di notizie negative o controverse in capo alla realtà cliente che mettono a rischio il 
    capitale reputazionale di Banca Etica?
 3. Quale giudizio assegneresti (positivo/negativo)?
Poi torniamo su quell’ indirettamente e sul resto delle indicazioni.
Ho fatto una statistica1: Tra il 2015 e il 2017, per 9 valutazioni che ho fatto, i 10 membri del GIT si sono espressi:
1 domanda: 23/90 no, 7/90 sì per un totale di 30/90 espressioni;
2 domanda: 29/90 no, 1/90 sì (stesso totale)
3 domanda: 1/90 negativo, 29/90 positivo
Quando è cambiato il GIT i nuovi membri si sono trovati spiazzati dalle domande, ed hanno iniziato a rispondere “Non la conosco e quindi non riesco a darti valutazioni in merito”, da un lato, e dall’altro un membro del GIT (che ha competenze nelle ricerche di mercato) è entrato nel dettaglio della valutazione comparando gli indici e le risposte.
In quel momento un valutatore ha ripescato la comunicazione e l’ha rigirata al GIT, mentre io ho cambiato le domande cui dovevano rispondere i membri del GIT.
In quella comunicazione, le tre domande vengono dopo una frase sottolineata (e quindi la più importante) che dice che i membri del GIT non dovrebbero entrare nel merito delle singole questioni ma rispondere indirettamente alle domande.
E qui si entra nell’esegesi, o se preferite nell’esame linguistico e semantico della frase. Perché le domande sono a chiarimento del fatto che i membri del GIT non entrano nel merito, e quindi il loro parere deve consentire di apprezzare la valutazione sui tre punti: conoscenza della realtà, conoscenza di fatti reputazionali, giudizio complessivo. Proprio quell’indirettamente sembra dire: “Caro valutatore, lascia che il GIT esprima un giudizio e poi cerca di sintetizzare tale giudizio rispondendo tu alle domande”.
Se la mia interpretazione è giusta, ne consegue che il GIT non deve rispondere a nessuna domanda.
I più attenti dei miei 4 lettori si saranno fatti una domanda “Ma devono esprimersi singolarmente i membri del GIT?”. Buona domanda: non c’è scritto da nessuna parte che il giudizio è dei singoli membri del GIT, o del Coordinatore, o in esito a una riunione del GIT.
Noi a Milano abbiamo sempre fatto così, e io ho sempre riportato diligentemente anche la proporzione di pareri positivi o negativi. Ma questo aspetto potrebbe tranquillamente essere lasciato alla prassi del singolo GIT: mi è capitato di fare valutazioni in altri territori e i comportamenti sono stati i più vari: in genere ha risposto solo il coordinatore (un po’ è ovvio visto che ho scritto solo al suo indirizzo).
Allora come comportarsi? Io non vorrei che quelle domande siano diventate la ricetta per le vernici di cui parla Primo Levi nel suo racconto Cromo ne Il sistema periodico. Ed è per questo che io faccio altre domande. Ve le riporto solo per completezza, ma il mio consiglio è: ragionate su come interagire con il GIT e non sulle domande
vi chiedo cortesemente se potete esprimere un vostro parere sulla valutazione d'impatto della realtà in oggetto.
La richiesta è rivolta ai membri del GIT, che  possono farlo rispondendo riguardo alle seguenti questioni:
1. se conoscete la realtà in oggetto e se potete esprimere una opinione in base alla vostra conoscenza;
2. se siete a conoscenza di eventuali questioni reputazionali della realtà in oggetto (comportamenti non etici, 
conflittualità con soggetti del territorio, ecc.);
3. quale opinione esprimete in merito alla valutazione, se ritenete il soggetto meritevole del credito di Banca Etica, 
basandovi sugli elementi forniti (indipendentemente dalla vostra conoscenza del soggetto);
4. se volete suggerire qualche elemento di miglioramento da includere nella valutazione;
5. se ritenete che la valutazione debba essere considerata valida per il periodo suggerito dal valutatore 
oppure diverso.
- 
      
una statistica è quello che è, e non deve essere utilizzata per dire cose che non può dire. Le domande sono troppo generiche e quindi le risposte sono sempre le stesse? Oppure sono inutili? Non sono selettive? Non può certo essere una statistica a dirlo… ↩