Valutazioni ai tempi del coronavirus
Neanche il Covid-19 ci ferma a noi valutatori! Mi è capitato di farne un paio in questo strano periodo.
La prima era in videoconferenza ed eravamo in tre. Nel secondo caso è stata solo una telefonata, perché la realtà la conoscevo già, alla quale hanno fatto seguito un po’ di mail. Però mi manca la visita sul posto: si capiscono tante cose… Si vedono i collaboratori, magari che sono appena andati a casa o stanno per farlo, dal momento che di solito fisso i miei appuntamenti dopo le 17:30.
Si può valutare l’ingresso, gli arredi, se ti fanno accomodare in una sala riunione oppure davanti alla scrivania del presidente, la qualità del caffè che ti offrono…non che siano elementi decisivi, ma sono certamente qualcosa che si apprezza solo nella concretezza della relazione.
Non che la videoconferenza sia meno umana: di fatto usiamo il telefono, la videotelefonata, ma è sempre tra due persone, sembra più scontata. La videoconferenza era relegata ad un ambito più professionale, difficilmente viene usata (dovrei dire veniva…) per le riunioni delle associazioni di volontariato. In quei casi si preferiva sempre il contatto diretto e quando ti dicevano “Quando ci vediamo la prossima volta?” si intendeva sempre di persona. Ci siamo dovuti adeguare, un po’ a malincuore, magari, per noi che preferiamo i contatti analogici a quelli digitali.
Eppure…
Eppure forse questo potrebbe essere un modo per rendere più rapida ed efficace la nostra valutazione: forse è più facile incrociare le agende, forse è più facile fare videoconferenze da lavoro, piuttosto che dover uscire e poi rientrare.
Che ne pensate?
I tempi della valutazione
Non so come sia in altri territori, e mi piacerebbe davvero saperlo, ma qui a Milano i tempi della valutazione sono sempre un po’ lunghetti.
Anzi, ce lo hanno anche detto esplicitamente che il tempo impiegato per le nostre valutazioni è maggiore che dalle altre parti.
Eppure siamo in molti. Già, ma…quanti, esattamente? E poi, siamo volontari, anche se fossimo in cento non è detto che tutti siamo disponibili sempre a fare le valutazioni…
Allora ecco che si propongono soluzioni:
“Troviamo dei pensionati!”
“No, facciamole fare ai giovani!”
“Fissiamo delle priorità!”
“Nominiamo un coordinatore dei valutatori!”
“Facciamo fare le valutazioni anche ai valutatori di altre aree!”
Insomma, proviamole pure tutte, figuriamoci.
Ma il nodo è sempre quello: siamo volontari. Ci impegnamo, certo, siamo seri, indubbiamente, ma facciamo quello che possiamo e soprattutto quando possiamo e vogliamo.
E d’altra parte ci sono i clienti: mi è capitato qualche volta di andare e di sentirmi dire “Certo che io il questionario lo avevo compilato un mese fa e lei arriva adesso…“. Anzi a volte il finanziamento era così necessario che si sono rivolti ad altri, e a volte il finanziamento gli altri mica glielo hanno dato (storia vissuta) e quindi hanno aspettato, a malincuore ma hanno aspettato. Del resto che potevano fare?
Gira e rigira si torna sempre a un punto di snodo: qual è l’importanza della valutazione sociale per Banca Etica?
Certo tutti dicono le stesse cose: è fondamentale, guai se non ci fosse, consente di capire tante cose, è una ricchezza che ci sia il parere del GIT, ecc. ecc.
Ma io ho l’impressione che sia una risposta un po’ superficiale, ispirata a principi consivisibili, certo, ma che non vada a fondo della questione.
E la prima questione è proprio questa: ha senso che la valutazione sia fatta da volontari?
Se cambiamo un momento la prospettiva e pensiamo alle realtà che valutiamo noi, visitandole, nel momento in cui ci accorgiamo che i volontari fanno un lavoro essenziale e che se venissero meno la realtà in valutazione non sarebbe più in grado di fare quello che fa, quale opinione ne ricaveremmo? Quale sarebbe il giudizio della nostra valutazione: positivo o negativo?
Addirittura, se valutiamo una cooperativa che fa le pulizie e troviamo che i soci sono gli amministratori mentre i volontari sono quelli che fanno le pulizie, daremmo un giudizio positivo? Probabilmente non sarebbe positivo. E a ragione.
Dunque? Basta con i valutatori volontari?
Dove possa portare questo discorso io non lo so, quello che so è che se non se ne parla non si potrà prendere alcuna decisione ponderata.